sabato 5 ottobre 2013

L'amore che insegna - verso il Blogging day di maggio

In occasione del prossimo Blogging day di Snodi Pedagogici, ripropongo un articolo da me scritto alla fine dell'estate scorsa. Torna utile per ragionare sul tema Educazione/Amore.






Ci sono tanti amori. Forse perché ogni amore è caratterizzato dalle peculiarità dell'esistenza di chi lo vive, di chi lo prova.
in queste settimane, per fortuna o per sfortuna, mi sta capitando di incontrare giovani ragazzi in preda ai dolori che la fine di un rapporto di amore di coppia comporta.

Ci sono T. ed E., due ragazzi ventenni, splendidi, di quelli che ogni adulto dovrebbe incontrare, perché sanno insegnare tanto, con la loro naturalezza e determinazione.
una storia d'amore, durata ufficialmente più di due anni, ma che ne conta molti di più. quando si prova il primo amore, forte, coraggioso, ostinato, il tempo si moltiplica e sembra di essere insieme e di amarsi da una vita.
Ma le vite non sono semplici ed entrambi vivono un anno o forse più, barcollando tra mille problemi che le famiglie possono portare e che la crescita in sé comporta, per non parlare delle fatiche che le scuole, senza "s" maiuscola, possono provocare, fino a snaturarti.
T. ed E. si sono amati tanto, si sono aiutati tanto. Hanno trascorso le loro giornate cercando di trovare ristoro dai dolori provati, dalle incertezze, dalle paure. Da quel senso di confusione che, non importanti quanti anni hai, quando lo vivi ti fa sentire perso. Attaccati l'uno all'altra cercando un po' di pace, gli adulti intorno a loro non sono stati in grado di proteggerli e preservare la loro giovinezza e alla fine sono implosi.
Ora non riescono più a stare insieme, nonostante lo vorrebbero tanto. Molto dolore sta avvolgendo le loro vite, un dolore che si somma alle fatiche individuali che ancora non mollano. E anche fisicamente, i segni di queste sofferenze si fanno sentire, si fanno vedere. Stanno male. Lui dimagrisce a vista d'occhio, lei si procura il vomito e non percepisce il proprio corpo.

Poi ci sono F. e S.. Anche loro ventenni e anche loro con una storia di amore alle spalle durata un biennio. Amici da una vita, negli ultimi anni si sono stretti l'uno all'altra per darsi una possibilità di vita nuova.
Compagni di classe, a scuola, uniti dalla stessa compagnia di amici, hanno vissuto fianco a fianco non so quanti giorni della loro vita. tanti. Tanti e importanti. Per lui questo amore significava condividere la vita con una persona vera, che sapeva andare oltre i cliché di vita adolescente. Per lei questo amore ha significato sentirsi amata, stimata, riconosciuta in tutta la bellezza di cui è capace.
Affrontano la maturità e pochi giorni dopo, improvvisamente, F. lascia S. e si dimostra feroce e cattivo come mai si è pensato che potesse diventare. Come forse non si riconosce nemmeno lui. Come di certo non lo riconosce lei.

Dove sono gli adulti in queste storie? Perché quattro giovani vite sono state lasciate a se stesse? Perché gli adulti pensano che l'amore basti a far star bene chi lo prova?
Io è un bel po' di anni che non lo penso. Sono convinta che l'amore possa arricchire le vite in cui fa capolino, se ognuno ha motivi individuali per esistere e resistere. Ma quando non ci sono, l'Amore affossa, anche quando apparentemente non sembra.
Eppure  in queste situazioni non sono riuscita ad andare oltre. E ora posso solo star vicino a queste giovani vite, sostenendole nel percorso di guarigione dalle ferite che l'amore lascia.
Domani staranno meglio. Magari qualcuno di loro si incontrerà di nuovo e saranno pronti per amarsi senza farsi male. Magari no.
Oggi però non ha senso guardare a domani. Oggi ha senso accettare i limiti adulti e le sofferenze profonde che non hanno età.