Non so quale si scoprirà essere la verità della faccenda. Quello che mi fa riflettere ora è l'ipotesi che una ragazza decida di sparire, lasci a casa lo smartphone, cancelli tutte le conversazione sui propri profili social e abbia il coraggio di 'perdersi', senza avere la certazza di venire ritrovata.
Ieri mattina mi ha chiamata una madre, a cui faccio consulenza genitoriale allo scopo di rinforzare il suo ruolo materno in rapporto a una figlia adolescente. Ha saputo della ragazza scomparsa e temeva che anche sua figlia potesse decidere di scomparire. Conoscendola, l'ho rassicurata e facendolo ho messo a fuoco un pensiero e lo trasformo ora in una domanda da indagare: è possibile che i figli che decidono di scomparire lo facciano per gridare ai propri genitori 'Sono qui e non mi sento visto da voi. Provo a sparire per capire se vi accorgete che non ci sono più!'?
È una domanda straziante questa. Per i figli, che si sentono soli e invisibili al punto tale da fare un gesto estremo. Per i genitori che vengono gettati in uno sparsamento totale e si riempiono di sensi di colpa, facendo a pugni con la difficoltà di capire in cosa hanno fallito, che cosa hanno sbagliato.
Ai professionisti dell'Educazione tocca lavorare per aiutare ad aprire queste domande, cercare di starci, scandagliare quelle dimensioni di vita in cui possono annidarsi questi pericoli e generare consapevolezza rispetto alle azioni educative che vengono messe in campo.
Alla società adulta spetta invece combattere la chiusura che fa sprofondare tanti nuclei familiari, bussare alla porta dei vicini di casa, mostrare che esiste una vita al di fuori delle proprie mura domestiche fatta di persone con cui condividere le proprie preoccupazioni e le proprie fatiche.
Sono queste possibili strade per far sì che i ragazzi possano avere la sensazione di essere sorretti da una rete sociale, che evita loro di dover prendere la straziante responsabilità di far perdere le tracce di sè.