martedì 6 agosto 2013

Va bene così. Ci sono cose che possiamo imparare solo dai più deboli.

La prima settimana di luglio la mia Cooperativa (www.milagro.it) mi informa di aver bisogno di me come educatrice, per la copertura di una situazione urgente: G., una ragazzina di 14 anni, disabile e psichiatrica, dopo anni di allontanamento dalla famiglia e un anno chiusa in casa, ha bisogno di un accompagnamento presso un centro socio educativo della zona. L'obiettivo è che nel giro di tre settimane questa ragazzina conosca ed accetti me ed accetti di frequentare il centro. Non facile. Mi piace e ci voglio provare. 
Il Cse si chiama Arcobaleno, dell'omonima Cooperativa che l'ha fondato, credo, 20 anni fa (www.arcobalenoinzago.it). Accompagnando G., incontro l'Arcobaleno. Un servizio tranquillo, con educatori e utenti che si vede stare bene insieme. Un buon posto in cui stare e passare le proprie giornate.
L'ultimo giorno, il Presidente Lucio dell'Arciprete, mi regala un libro, il loro libro, dal titolo: "Va bene così. Ci sono cose che possiamo imparare solo dai più deboli", Cooperativa Arcobaleno onlus, Inzago (Mi). 
A casa lo sfoglio, lo leggo. In poche righe e molte foto riconosco valori umani e pedagogici fondamentali, in cui credo molto. Per questo vi riporto una delle prefazioni, proprio a firma di dell'Arciprete, e uno stralcio dello scritto della consulente pedagogica Annalisa Gerini. A ringraziamento di questo splendido incontro.



Alcune parole, nel linguaggio corrente, rappresentano un significato più complesso rispetto a quello che avevano in origine. Tolleranza, ad esempio, suona oggi come una parola certamente positiva, ma con un retrogusto fastidioso, sgradevole. E' una persona tollerante colui che  accetta il diverso, ma generalmente lo fa con una sorte di indulgenza, di accondiscendenza verso il più debole che inevitabilmente non fa che marcarne la differenza. in qualche modo anche la parola integrazione, a pensarci bene, non è poi così bella, sotto il profilo sociologico. Si integra in un mondo di "normali" chi, per un motivo o per l'altro, non corrisponde ai canoni tradizionali di normalità; lo si accoglie (laddove questo avviene) e può condurre una buona qualità di vita insieme a noi, ma in qualche modo, appartiene sempre e comunque ad un mondo a parte. Insomma il mondo è fatto per i normali ma viene anche aperto ai diversi, perché l'umanità è cresciuta, è politicamente corretta ed ha accettato di vivere insieme a loro... Però, in realtà, permane ancora in larga misura la convinzione che è buono ciò che è bello e richiama i principi etici ed estetici dell'antica Grecia del "kalos kai agathos". A questa filosofia del mondo, ancora così diffusa, noi vogliamo contrapporre un semplicissimo "va bene così".
L. dell'Arciprete

[...] L'indirizzo pedagogico e (se vogliamo) filosofico seguito nel lavoro della cooperativa mira a sottolineare e a valorizzare la dignità delle persone non sostituendosi a loro nelle scelte e nelle fatiche ma sostenendole, consigliandole, indirizzandole. Mostrare, senza timori, il vero di ognuno (con le sue fragilità e le sue potenzialità) nella certezza che ogni persona "va bene così": questo è il pensiero da cui prende vita l'opera tutta dell'Arcobaleno, coscienti dell'importanza di ogni individuo e soprattutto della testimonianza dei più "deboli", proprio perché ci sono cose che si possono imparare solo dai più deboli. L'approccio educativo, lontano da facili schemi e riconoscente dei propri limiti, consapevole di voler diffondere una nuova cultura della disabilità, ha portato l'Arcobaleno a scegliere un lavoro di rete, con le famiglie, la scuola e gli altri servizi alla persona del territorio (anche non direttamente collegati alla disabilità), ponendosi nei loro confronti in un atteggiamento di ascolto e scambio. una esperienza che trae origine dal rapporto con una persona (con disabilità) e come tale rivolta alla crescita di ciascuno. Con la consapevolezza di essere insostituibili. Con il bisogno di essere accettati, voluti e amati.
A. Gerini




giovedì 1 agosto 2013

Zara ( 8 luglio 1999 - 18 luglio 2013)

Sei arrivata piccolissima, un batuffolino nero, 14 anni fa.

Te ne sei andata pochi giorni fa. In silenzio e con dignità, come hai vissuto. Fiera ed elegante sempre. Come io avrei sempre voluto essere, ma ancora di lavoro da fare ce n'è per me. 
Non sono molti gli esseri viventi che riescono a mantenere e proteggere,  come hai fatto tu, la  propria eleganza nonostante anni di dolori ossei, aumentati poi dagli acciacchi e dalle malattie della vecchiaia.  E sempre sei rimasta lì. Felice di accogliere i tuoi familiari ad ogni ritorno, con discrezione e rispetto. Hai curato ogni centimetro della tua casa, con amore, come ti hanno insegnato mamma e papà. Sei stata la figlia migliore che di certo loro abbiano avuto. A quattro zampe, sì, ma chiaramente cresciuta con lo stampo di famiglia: riservatezza, discrezione, rispetto, sacrificio in silenzio, perseveranza, amore per i familiari e per tutti coloro che in famiglia sono entrati. Sempre lì. Vicina e mai invadente. Presente.

                                                 

Una come te non può andarsene. Ma ti meriti un bel po' di riposo dai tuoi dolori. 
Fatti magari qualche corsetta per recuperare tutte quelle che i dolori ti hanno impedito negli anni. E poi però torna. Guardaci con amore, come al solito. Stai qui con noi. Perché noi ti vogliamo tanto bene.