Mi ci voleva proprio questa ondata incasinata di pareri sui vaccini per rientrare nel mio blog e scrivere.
E, attenzione, non me l'ha ordinato il dottore. Fino a ieri mattina ero convinta di non voler dire mezza parola pubblicamente su questa faccenda. Poi ho letto su Facebook un post di mio cugino Paolo, infettivologo, che esprimeva con passione e con forza il suo parere pro - vaccini, secondo cui è una questione di ignoranza popolare se esistono persone antivacciniste e che è una perdita sociale secca non capire che i vaccini sono alla base della nostra salute individuale, come specie umana e quindi anche come società.
Mi son detta che con lui, per la conoscenza e la stima reciproca che ci lega, fosse possibile esprimere il mio parere sul social più diffuso ad oggi e gli ho posto qualche domanda.
Vi chiedo attenzione anche su un altro aspetto: io non sono antivaccinista. Io cerco solo di capire. E mi è successo persino che qualche giorno fa, una persona che stimo mi abbia scritto su Messanger dicendomi che mi avrebbe tolto l'amicizia su Facebook, forse perchè ha intercettato il 'mi piace' che ho messo sulla petizione contro la legge Lorenzin. Mi è dispiaciuta la reazione di questa persona. Essere contro una legge che vuole regolamentare i vaccini, non vuol dire essere antivaccinisti. Ma poi mi sono anche detta che pazienza: non per tutti il valore del dubbio ha lo stesso significato che ha per me, per la persona che sono e come professionista dell'Educazione. Ed esistono persone che per convinzioni personali, che rispetto in quanto tali, fa di tutt'erba un fascio. Libera io, liberi loro. E amici come prima, anche se non su Facebook. E chissenefrega di Facebook.
Torno alle questioni che ho posto a mio cugino, a partire dai forti timori che ho in merito a questa campagna di disinformazione pazzesca:
- trovo spaventoso che si dia dell'ignorante a chi la pensa diversamente rispetto al pensiero proposto. In generale e quindi anche in questo caso.
- le persone che conosco e che stanno dubitando di questa linea, sono persone acculturate, che quando non conoscono qualcosa cercano di informarsi al meglio, dribblando le fake news e andando a verificare il più possibile le fonti.
- mi spaventano 12 vaccini da far fare al bambino nei primi 11 mesi di vita, quando ancora il sistema immunitario non è formato. Ma davvero ne servono così tanti e così presto?
- mi spaventa che le ricerche fatte in merito e che attestano questa linea, siano pagate da industrie farmaceutiche che, essendo imprese profit, coerenti con se stesse, devono procurarsi profitto e secondariamente pensare al valore della salute pubblica.
- mi pare di assistere più a un dibattito politico, e di bassa lega come ormai quasi sempre avviene a livello nazionale, che non a un dibattito scientifico.
Paolo mi risponde con dedizione, raccontandomi molte cose, tra cui io mi soffermo ora su quelle che mi hanno colpito di più e cioè che i vaccini sono lo strumento medico più importante che abbiamo e che da medico riscontra due forti problemi: il primo è che con il dilagare dei social, tutti sembrano esperti di tutto (e questo lo colgo anche io come punto su cui porre attenzione, in generale e anche nel mio campo professionale). E poi che in Svizzera, dove non esiste l'obbligo delle vaccinazioni, il 95% delle persone è vaccinato.
E qui arrivo al fulcro concettuale per cui ora mi trovo a scrivere: uno dei bisogni sociali più importanti che abbiamo da sempre, ma che con l'ondata dei social diventa estremamente rilevante ed evidente, è che il popolo è fatto di persone e le persone hanno bisogno di imparare, non di obbedire. Una legge che obbliga a vaccinare i propri figli, senza trasmettere il senso delle vaccinazioni (un senso che deve necessariamente andare oltre il dato tecnico-scientifico e che deve arrivare a toccare la dimensione di responsabilità individuale e sociale), non aiuta a comprendere, a imparare. E non ci si può lamentare o arrabbiare se poi le persone si spaventano, si ribellano, si aggrappano alle prime verità che trovano sotto mano.
Il nostro corpo e il corpo dei nostri figli, non è un oggetto. Noi siamo il nostro corpo. Noi abbiamo il diritto di capire cosa ci viene iniettato. E non per diventare tuttologi, ma perché è un diritto della persona capire, valutare, scegliere ed è un dovere genitoriale compiere scelte che supportino la salute dei propri figli.
Ovvio che la medicina è una scienza ed è una scienza necessaria. Ma ormai da decenni sappiamo che non esistono scienze esatte, nemmeno quelle con sistemi di verifica e controllo più rigorosi. Le scienze sono un prodotto dell'intelligenza umana e l'intelligenza umana non è infallibile. La storia delle scienze ci insegna che il progresso scientifico si basa sugli errori scovati, per riuscire a superarli, ad andare oltre, migliorare il metodo e renderlo il più preciso possibile.
Per quelli che come me sono professionisti di una scienza umana, questo è assodato. Siamo stati bistrattati per decenni riguardo al non rigore dei nostri paradigmi scientifici. Poi, l'iperspecializzazione a cui si è giunti nelle cosiddette ex scienze esatte, ha portato all'opposto delle sue intenzioni: spesso gli iperspecializzati dicono tutto e l'opposto di tutto. Se io ho un problema medico e vado da 5 diversi medici della stessa specializzazione, è quasi certo che io esca da queste visite con 3-4-5 pensieri e posizioni differenti in merito. Quindi, come la mettiamo?
Io la metterei così, e per me stessa già lo faccio: cerco medici che sappiano darmi fiducia e per farlo devono essere capaci di prendersi cura di me, non del mio sintomo. Perché io del mio sintomo fine a sè ci capisco ben poco. Ma se un medico mi aiuta a tenere insieme la complessità del mio stato di salute, di benessere/malessere, e mi accompagna in un percorso, guidato da lui, in cui prima che prescrivermi un farmaco e tanti saluti mi fa capire su che cosa questo farmaco va ad agire, quali i pro e quali i contro, quando è bene usare quel farmaco e quando invece si può evitare, cosa del mio stile di vita mi fa male e quindi devo cercare di guardare, controllare, conoscere di me e del mio modo di vivere, allora io mi sento in contatto con me stessa e mi affido e non ho bisogno di girare 5 studi medici diversi con la confusione che ne deriva e che mi fa rimanere al punto di partenza, spaurita nel rendermi conto di non capire cosa mi stia succedendo.
E non sono antivaccinista. Credo in uno stato di diritto. E questa legge non mi piace perchè intimidisce, non educa. Spaventa. Punisce con sanzioni pecuniarie, quando mai io ho imparato qualcosa quando mio padre mi toglieva la mancia perchè mi ero comportata come secondo lui non avrei dovuto. Mi giravano solo le balle. Imparavo da lui e da mia mamma quando invece mi mostravano il senso dell'incazzatura che facevo loro venire con i miei comportamenti. É una legge che terrorizza, paventa la perdita della patria potestà, quando si fa già fatica a trovare soldi pubblici per autorizzare allontanamenti di minori dal proprio nucleo familiare e ogni servizio sociale che io conosca (e ne conosco un bel po') prima di arrivare ad una simile decisione, le prova tutte, ma proprio tutte, perchè un allontamento dalla famiglia comporta ben più danni alla società (sia da un punto di vista umano, che economico) che non una malattia infettiva in un paese come il nostro in cui esiste ancora una buona immunità di gregge (il termine me l'ha insegnato mio cugino ;) ), che ok, concordo sia un fatto essenziale da presidiare. Ma è allo stesso modo essenziale che un genitore, coscienzioso e responsabile, possa informarsi, conoscere, domandare quanti mesi o anni di vita è meglio che abbia il suo bambino per sopportare e beneficiare il più possibile di un vaccino, così come di ogni altra cura medica, se esistono altre possibilità e quali potrebbero essere. Dubitare è un diritto genitoriale e di ogni persona in generale. Dovere dei medici non è somministrare farmaci e stop, ma prendersi cura dello stato di salute di ogni cittadino. Proprio perché, come dice mio cugino, la professione medica non ha un valore solo scientifico, ma anche sociale e io aggiungo anche umano.
Certo poi, se mi dovessi ritrovare vittima di un'emergenza per cui ne va della mia vita, caro medico, fammi ciò che credi sia meglio, salvami la pellaccia e giuro che non mi arrabbio con te! Al massimo, se ce la fai e sopravvivo, insieme ai miei ringraziamenti di cuore, ti farò anche qualche domandina...