martedì 20 novembre 2012

Tra Grecia e Italia...ma non solo

Guardavo Piazza Pulita, su La7, settimana scorsa. Accoccolata con la mia cagnolona sul divano. Queste serate al femminile ci piacciono. Stasera è una di quelle sere però in cui sono inquieta. E Betty (la mia cagnolona) evidentemente lo sente: fa incubi. E io con lei, però ad occhi aperti, mentre guardo immagini della manifestazione degli studenti e dei lavoratori. Non c'è nulla di nuovo. E allora perché ho più paura del solito? Com'è possibile che dentro una crisi e un'incertezza così profonda il pensiero si sospenda? Ma si sospende oppure c'è paura, anche degli adulti, anche mia, di analizzare queste situazioni contemporanee? Quando poi qualcuno impugna l'arma più pacifista che ci sia per far valere i propri diritti, la manifestazione, lo stato opprime la democrazia con la violenza.Va bene, è sempre più evidente che in ogni manifestazione si infiltrino agitatori che vogliono solo far degenerare la situazione. Ma perché poi vengono picchiati ragazzi e lavoratori inermi? E i lavoratori in Polizia? Da che parte staranno veramente? Durante la trasmissione é stato intervistato anche un poliziotto: parlava della sua situazione drastica da lavoratore. Diceva che non passa dall'altra parte della barricata perché quando la violenza attacca le Istituzioni, il pericolo di colpo di stato é vicino e la Polizia ci deve difendere. Ma da chi? E perché, se sono proprio le Istituzioni a generare crisi e paura? Quante domande...ho bisogno di fare chiarezza. Ho sempre sostenuto che anche nelle situazioni più gravi e anche quando ci sembra di non poter far niente per cambiare le cose, abbiamo la possibilità, nel nostro piccolo, di trasmettere significati importanti, che arrivano a modificare le situazioni, onda dopo onda, anche ai piani superiori. Ma è ancora possibile? Sto rileggendo Leggere Che Guevara. Scritti su politica e rivoluzione. Come nell'America Latina del Che, anche oggi sono presenti tutti gli estremi affinché si sviluppi una guerra di guerriglia. Non c'è proprio nient'altro da fare? Io non credo nella guerra, non credo nella violenza. Adoro il Che per la forza delle sue idee. Ma quali altre strade sono percorribili oltre la guerriglia? Quali altre strade possono essere percorribili? Forse il tentativo da fare è ancora e sempre quello: aver la forza di avvicinare le generazioni e con esse i pensieri. Dichiarare di non avere idee chiare, ricette pronte. Saper mostrare paure e incertezze, purché con l'intenzione di stare vicini, ascoltarsi e sostenersi nei diritti di ognuno. Manifestare, aver paura, desiderare, studiare, lavorare sono tutti diritti. E' solo rispettando i diritti di tutti che si può cambiare il Mondo. Le Istituzioni, cieche e lente come bradipi e pesanti come dinosauri, avranno bisogno del loro tempo per mutare, ma noi possiamo farlo fin da ora: modificare i consumi, imparare gradualmente forme sostenibili di vita. Unirci nelle diversità per imparare dalle differenze possibili altre strategie di sopravvivenza, e magari di vita, per ognuno di noi. Tra Grecia, Italia, tra tutti i paesi del mondo e con il nostro vicino più prossimo, ci si può incontrare per imparare gli uni dagli altri come vincere la crisi e resistere. E che nuova Vita sia.

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