Il
tema lanciato a luglio da Snodi Pedagogici è: #PEDAGOGICALERT
"Quali
sono le zone oscure dell’educazione ?
Quali
elementi ci sono nell’educazione e nella pedagogia che, se non
vengono valutati, portano l ‘azione educativa ad essere “pericolosa” per chi
educa e chi è educato?
Chi
sono i cattivi maestri?
Oppure
la pedagogia può come disciplina, citando Marguerite Yourcenar, saper guardare
nel buio con disobbedienza, ottimismo e avventatezza e scoprire strade
inusitate?"
Aaron Swartz è un nome che potrebbe essere oscuro a molti. Sanno benissimo di chi si tratta gli appassionati di storia del web, le persone che hanno seguito la nascita delle licenze Creative Commons o che sanno che cos'è un Feed Rss. Gli educatori più appassionati alle modalità di accesso alla cultura sanno probabilmente qualcosa in più: Swartz è stato tra gli attivisti dell'Open Access Movement: un movimento costituito da persone che credono che l'accesso agli articoli accademici debba essere libero e gratuito.
Aaron Swartz si è suicidato a 26 anni, l'11 gennaio del 2013. Aaron Swartz rischiava una condanna a 35 anni di prigione per aver scaricato dal database accademico Jstor 4,8 milioni di articoli.
“Perché mi devono insegnare la geometria quando posso leggere un libro di geometria? Perché devo ascoltare la loro versione della storia americana se posso trovare almeno tre fonti diverse che la ricostruiscono in maniera diversa?”. Questa era l'idea di educazione di questo dolce e combattivo genio. La citazione emerge dal racconto del fratello di Aaron, una delle voci che raccontano la vita di Swartz nel documentario The internet's own boy .
Aaron Swartz per me rappresenta il promemoria quotidiano dell'esistenza di un lato oscuro dell'educazione. Quel punto in cui l'educazione smette di assolvere la sua funzione etimologica, il “portare fuori” di ex+ducere, e si trasforma nell'imbuto, in qualcosa che “mette dentro”. L'educatore come qualcuno che infila le idee nella testa degli studenti, invece che favorire lo sviluppo dello spirito critico. Il sistema educativo che inserisce le fonti a cui si dovrebbe attingere per aumentare e condividere la conoscenza in depositi costosissimi, invece che renderle accessibili.
Da dieci anni la mia vita si intreccia con quella di Assoetica, l'organizzazione che si occupa di offrire formazione a manager e professionisti in direzione etica, con cui collaboro come social media editor. E in questi 10 anni di corsi, laboratori, letture, c'è concetto che mi è entrato in testa più di altri: l'asseverazione come sostituta della certificazione . Quest'ultima infatti si basa su criteri assoluti, mentre la prima chiama direttamente in causa l'individuo, la sua storia, il suo percorso.
Cosa c'entra questo con la pedagogia? C'entra. Perché la pedagogia si basa sullo sviluppo di tre saperi fondamentali: il sapere, il saper fare e il saper essere. E per asseverare bisogna saper essere. E l'educatore – per tornare all'idea di educazione di Aaron Swartz – è colui che aiuta a sviluppare gli strumenti per saper essere.
Certo, c'è un rischio molto alto in questo approccio, il rischio di passare da un eccesso di guida e controllo al non avere una guida. Ed è in questa zona di rischio che si gioca la credibilità dell'educatore e del formatore. E se l'educazione è il progetto per una persona, mi piace concludere con l'immagine che Francesco Varanini, presidente della delegazione Lombardia dell'Associazione Italiana Formatori e direttore scientifico di Assoetica, associa al progetto ben riuscito: la Torre di Pisa, la cui bellezza “sta nell’unicità e nell’imperfezione”, di cui parla anche Mauro Scardovelli.
Quindi la fuga dal pericolo, la bellezza dell'educare e dell'essere educati, sta nell'inseguire quella imperfezione. E imparare a scegliere con chi farlo.
Quindi la fuga dal pericolo, la bellezza dell'educare e dell'essere educati, sta nell'inseguire quella imperfezione. E imparare a scegliere con chi farlo.
MINIBIOGRAFIA DELL'AUTRICE
Virginia Fiume, nata nel 1983 a Milano, è antropologa dei media.
Lavora come content strategist freelance e cura la comunicazione di Assoetica, organizzazione che dal 2002 ha formato manager e professionisti, con docenti di fama internazionale.
Vive a Vancouver.
Tutti i contributi
verranno divulgati dai blogger di Snodi Pedagogici, condivisi e commentati sui diversi social e raccolti a questo link
I blog che partecipano:
Il Piccolo Doge di Sylvia
Baldessari
Ponti e Derive di Monica
Cristina Massola, primo contributo
Ponti e Derive di Monica Massola, secondo contributo
Ponti e Derive di Monica Massola, secondo contributo
E di Educazione di Anna Gatti
La Bottega della Pedagogista di Vania
Rigoni, primo contributo
La Bottega della pedagogista di Vania Rigoni, secondo contributo
La Bottega della pedagogista di Vania Rigoni, secondo contributo
In Dialogo di Elisa Benzi
Labirinti Pedagogici di Alessandro
Curti
I blogging day fanno
parte di un progetto culturale organizzato e promosso da SnodiPedagogici.
Questo avrà termine con
l'estate e sfocerà in un'antologia dei contributi
che verrà pubblicata sotto forma di ebook, il cui ricavato andrà in
beneficenza alla Locanda
dei Girasoli
Una volta finito il percorso di
pubblicazione online, i vari autori che hanno preso parte ai BDay, verranno
contattati dalla redazione.
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